Prendete due genitori miscredenti e una figlia petulante dalle richieste improbabili, aggiungete un po’ di irriverente ironia e lo spot della discordia è servito. A colazione.
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C’era una volta la messa in scena della tipica colazione italiana: tazzone di latte, caffè, biscotti inzuppati con tanto di zampillo al rallentatore, bambini obbedienti, sorrisi come se non ci fosse un domani, mamme perfette con tanto di messa in piega alle 7 del mattino, aitanti papà in vena di carezze e la primavera con tutta la migliore flora e fauna all’appello. Un immaginario ben infiocchettato che conosciamo a menadito e che ci accompagna dalla nascita della pubblicità. O almeno fino a una settimana fa, quando la colazione della famiglia (italiana) perfetta è stata scardinata, stravolta e fatta saltare in aria. Letteralmente. Una bomba che sta provocando così tanto scalpore che aspettiamo un commento a reti unificate anche dal Presidente della Repubblica Mattarella. Se non si fosse ancora capito, stiamo parlando dell’ultimo spot della Motta. E più esattamente del celeberrimo Buondì.
In uno scenario bucolico, con tanto di tavolata imbandita in giardino, una bambina dalla vocina stridula e fastidiosa chiede, con gergo improbabile e forbito, “una colazione leggera ma decisamente invitante, che possa coniugare voglia di leggerezza e di golosità”. A pochi passi la madre miscredente risponde due di picche, negando che una tale colazione esista davvero: “possa colpirmi un asteroide se esiste…”. Detto fatto! Meteorite dritto in testa, e madreeeh finisce polverizzata in una nube di fumo e fiamme.
Apriti cielo. Conseguenze inenarrabili. Molti utenti si sono scagliati contro la pubblicità, pubblicata da Motta anche sulla propria pagina Facebook. In molti hanno raccontato che i figli piccoli, davanti alla tv, sono rimasti colpiti dal finale ‘violento’ della pubblicità e che alcuni di loro si sono messi anche a piangere. A detta delle loro mamme, ovviamente. Insomma, vagonate di bambini che non riescono più a dormire e che temono di perdere tutto il ceppo familiare per colpa di qualche meteorite impazzito. Contro lo spot, oltre alla rete, si è schierata l’Aiart, l’associazione cattolica dei telespettatori (ma dai?) lamentando il cattivo gusto dei pubblicitari nel raccontare un momento importante di relazione familiare come quello tra madre e figlia. Fiumi di polemiche che hanno perfino scomodato accostamenti ai kamikaze, bacchettamenti per l’eccessiva violenza, per l’insulto alle madri e per la mancanza di tatto verso i minori “terrorizzati”.
Polemica destinata a placarsi? Nein! Della serie: se dobbiamo fare il botto, facciamolo doppio. In un sequel della pubblicità anche il padre della bambina, dopo un dialogo simile a quello andato in scena poco prima tra la mamma e la piccola, viene schiacciato da un meteorite ‘un po’ più infuocato di quello di prima‘. E questa volta, a sparire dallo schermo, è anche la protagonista. Insomma una strage per una banalissima richiesta di gusto e di leggerezza.
Cosa evincere da questo spot e, soprattutto, dalle pacate reazioni che ha scatenato? Sicuramente che il modello ‘Mulino Bianco’, a cui siamo abituati, è andato a farsi benedire o comunque messo in discussione. Che certe figure sociali, nel nostro ben pensante Paese, sono intoccabili. Che quando una marca prova a ridefinire la propria narrazione, lo stile, l’attitudine, magari osando, la polemica fuori controllo è dietro l’angolo e non perdona. Che rimaneggiare gli stereotipi non è mai un male, anzi ad avercene. Che sui nostri piccoli schermi, e per piccoli non facciamo riferimento alle misure, fa capolino anche la sperimentazione, la sovversione degli schemi e il coraggio di mettere in discussione una ‘mafia’ culturale che ci vuole indottrinati e in fila indiana. Che l’ironia può salvare il mondo, un mondo che sta perdendo la bussola e la capacità di fare i dovuti distinguo tra iperbole e cattivo gusto. Che il popolo degli indignati dovrebbe investire il proprio tempo ad indignarsi veramente su ben altro, per esempio sulle reali farciture delle merendine, rispetto alle immagini farlocche riportate sui pack. Quello sì che indigna.